Ogni nostro possibile cambiamento è sempre minato, alla sua origine, da un interessante processo psichico che in Analisi Transazionale (A.T.) è conosciuto come SVALUTAZIONE (Discount).
Se svalutare significa togliere valore,allora possiamo porci due domande:
- A cosa togliamo valore per non permettere un nostro cambiamento?
- Perché non vogliamo cambiare?
Affronteremo i quesiti in ordine inverso rispondendo in apertura alla seconda domanda.
Il cambiamento è un processo complesso e delicato nel quale la volontà conta molto ma, da sola, non basta. Questo perché la nostra situazione di partenza (quella in cui ci troviamo prima del cambiamento) ci garantisce un certo equilibrio, un certo grado di benessere. Provate a pensarci un attimo…avete mai notato che quando siamo sotto stress mangiamo molto di più? Mangiamo ben oltre il nostro senso di sazietà, eppure lo sappiamo che questo non ci fa bene. Tutto ciò spesso accade perché mangiare molto “sazia” la nostra ansia e, pertanto, ci fa sentire immediatamente meglio. Un po’ come quando, da neonati, venivamo allattati per consolarci dopo che ci eravamo spaventati o fatti male. Il cibo assume, in questi frangenti, una funzione consolatoria. Questo non toglie che mangiare in modo sregolato e malsano può avere conseguenze sulla nostra salute sul lungo periodo. L’appagamento immediato, però, ci porta a non vedere in prospettiva, a svalutare cioè le ricadute sulla nostra salute di questo comportamento, salvo poi lamentarsi perché abbiamo preso peso o perché abbiamo difficoltà digestive. Ogni persona svaluta qualcosa perché, per quanto assurdo ci possa sembrare, è più semplice mantenere il problema piuttosto che cambiare. Anzi a volte (più spesso di quanto si creda) arriviamo addirittura a distorcere la realtà per convalidare le nostre convinzioni. Ecco una breve rassegna di esempi di distorsione inconsapevole della realtà che attuiamo quando qualcuno ci fa notare che ultimamente mangiamo molto:
- “non è vero, è una tua impressione”
- “ma cosa dici! Guarda che sei tu che mangi poco”
- “ sono fatto così… è il mio metabolismo”
- “lo so, è colpa del lavoro, ma non è che posso cambiare impiego per un paio di etti in più di pasta!”
Ognuna di queste risposta SVALUTA aspetti diversi della situazione, ma tutte mirano a raggiungere il medesimo risultato: non farci cambiare, non farci vedere ciò che è rilevante per la soluzione del problema.
Quando mi trovo di fronte ad un problema, infatti, ho sostanzialmente due modi per affrontarlo:
- SUBISCO IL PROBLEMA : in questo caso si dice che mi passivizzo
- MI ATTIVO PER LA SUA SOLUZIONE: valuto in modo oggettivo la realtà e costruisco dei piani d’intervento su di essa per poterla gestire in modo opportuno.
Immagina di essere seduto in un pub. Sei lì da un po’. Ti viene sete e chiami il cameriere per ordinare una birra. Provi ad alzare una mano per farti vedere, ma lui passa e non ti vede. Ci riprovi in modo più vistoso dicendo anche “cameriereeee!!!” niente, non ti ha visto. Ci riprovi una terza volta, ma niente….. non ti vede, non ti sente, non ti nota. Ti senti tra l’avvilito e l’arrabbiato e potrai arrivare a dirti: “è inutile per quanto io insista non verrà mai”. Bene in questo caso cosa hai svalutato? Già, perché, se subisci il problema e ti metti in una condizione di passività stai svalutando.
Tecnicamente si dice che hai svalutato le opzioni.
Prova pensarci….Cos’altro potevi fare per ottenere la tua birra?
Ti offro alcune possibili risposte ma prova anche tu a pensarne altre:
- Potevi alzarti e battere una pacca sulla spalla del cameriere per richiamarlo,
- Potevi andare al bancone del bar e ordinartela lì la birra,
- Potevi chiedere ad una tua amica seduta al tavolo con te di provarci lei (vuoi mai che una ragazza faccia più colpo sull’attenzione del cameriere)
- Potevi……
In tutti questi casi avresti diversificato la tua strategia aumentando la possibilità di successo.
In Analisi Transazionale si dice, inoltre, che oltre alle opzioni possiamo svalutare altre due elementi: lo stimolo e il problema.
Svalutiamo lo stimolo quando ci impediamo di “sentire” il problema. Se svalutiamo a questo livello nella situazione del pub potremmo arrivare a dire :“beh! In verità non ho sete, volevo solo divertirmi a stuzzicare il cameriere” oppure se diciamo ad un amico incallito fumatore che siamo preoccupati per la sua brutta tosse potremmo sentirci rispondere: “quale tosse? Io non stavo tossendo!”.
Svalutiamo il problema quando, pur sentendo che c’è un problema, non gli diamo la giusta importanza. Al pub, svalutando a questo livello avrei detto: “ho sete, ma non è così importante, anche perché ho già bevuto a sufficienza questa sera”. Oppure sempre nel caso dell’amico incallito fumatore mi sarei sentito rispondere: “oh, no, sto bene, grazie. Ho solo avuto il raffreddore”.
Prova pensare ad una situazione che hai vissuto ultimamente: a che livello hai svalutato?
È importante capire cosa svaluti perché conoscendo in che modo ti autoinganni puoi anche individuare quale allenamento puoi fare per imparare ad attivarti per la soluzione del tuo problema.
PIANO DI ALLENAMENTO:
In base a cosa solitamente siamo portati a svalutare possiamo identificare dei specifici piani di allenamento per imparare a non passivizzarsi davanti ad un problema.
Se stai svalutando le opzioni ricorda che devi allenarti prevalentemente sulla creatività, sulla tua capacità di pensiero divergente e con esse sulla capacità di “immaginare” le innumerevoli possibili strade da percorrere per arrivare alla soluzione del tuo problema.
Se stai svalutando il problema, il tuo programma di allenamento sarà orientato a imparare a “vedere” il problema, ad apprendere e ad analizzare la realtà in modo scientifico, attraverso i fatti e non le convinzioni.
Infine se stai svalutando lo stimolo, il tuo programma di allenamento si focalizzerà su l’ascolto e sulla cura di te stesso. Devi apprendere ad ascoltare e ad ascoltarti, devi, in una parola imparare a “sentire”.
E ora…. Immagina, vedi e senti…
buon allenamento.
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