Sempre più spesso “girando” sui social trovo spot promozionali di percorsi di coaching che, in estrema sintesi, possono essere per la maggiore così riassunti: “se vuoi, puoi”. Ma questi slogan corrispondono alla realtà? Davvero se vogliamo possiamo, ottenendo tutto?
Dal mio punto di vista no. Questo perché la questione, che mette al centro del nostro agire la volontà, è molto più complessa e articolata di ciò che ci porta a pensare lo slogan.
Questo spot suggerisce l’idea (a mio avviso errata) che il risultato sia determinato dalla nostra forza di volontà. Si badi bene FORZA DI VOLONTA’ e non volontà. In effetti la frase “se vuoi, puoi” sembra suggerirci: “sforzati di volere, solo così potrai riuscire” perché, d’altra parte, se non puoi è perché non hai voluto abbastanza intensamente.
Piero Ferrucci nel suo bel libro “Crescere” ci accompagna a comprendere che vi è una notevole differenza tra la volontà e la forza di volontà. Proviamo a vedere insieme quello che questo autore ci suggerisce. Per farlo provate ad immaginarvi a bordo di una barca:
- LA BARCA A REMI: chiudete gli occhi. Immaginatevi in mezzo ad un lago seduti su di una barca a remi. Siete sdraiati in essa e dopo aver preso per un po’ di sole cullati dall’acqua decidete di ritornare a riva. Cosa fate? Sostanzialmente due azioni:
- Decidete quale direzione deve prendere la barca
- Iniziate a remare.
È evidente, pertanto, che una volta deciso il percorso da seguire inizierete a imprimere sui remi una certa quantità di energia muscolare al fine di arrivare al vostro obiettivo. Questa immagine ben si addice al concetto di forza di volontà. Al centro c’è l’individuazione dell’obiettivo e la capacità di persistere nello sforzo.
- LA BARCA A VELA: ora chiudete nuovamente gli occhi e, abbandonata l’esperienza della barca a remi, lasciate affiorare l’immagine della barca a vela. È piccola: pensatela nei suoi dettagli, che so, tutta bianca con i profili in tinta legno. Sentite il sole che vi scalda e una brezza leggera che sfiora la pelle. Guardatevi attorno, c’è un paesaggio fantastico. Siete, anche questa volta, in mezzo a un lago. Si sta facendo tardi ed è ora di ritornare a riva. Cosa fate? Sicuramente deciderete, come per la barca a remi, dove volete dirigere la vostra barca. Il vostro punto d’attracco. Ma per imprimervi movimento non userete la vostra forza fisica ma cercherete di “far giusto uso del gioco delle forze naturali.” Cosa significa questo? Che agirete sul timone e sulle vele per far sì che vento, onde e correnti interagiscano tra loro e vi portino a destinazione. Il vostro compito, pertanto, non si traduce in uno sforzo fisico (come nel caso della barca a remi) per giungere a destinazione. Il vostro ruolo, nella barca a vela, è quello di coordinare e regolare, senza parteciparvi direttamente, l’interazione tra le varie forze in causa.
La volontà non è pertanto un atto di forza contro sé stessi e le avversità del mondo. La volontà, come ci suggerisce il dizionario, è la capacità di prendere con consapevolezza una decisione per la realizzazione di un determinato scopo, adeguando a esso il proprio comportamento. La volontà così è strettamente connessa con la consapevolezza. Spesso accade, invece, che la volontà vada di pari passo con il risultato per cui, ad esempio, se riesco a camminare sui carboni ardenti significa che ho un alto livello di volontà. No, per come la penso io, se riesco a camminare sui carboni ardenti significa semplicemente che da un lato sono un pirla e dall’altro che non ho niente di meglio da fare. Non vi è consapevolezza in questo.
Volere, invece è strettamente collegato alla CONSAPEVOLEZZA, come visto. Se scaviamo in profondità, l’etimo della parola consapevole ci suggerisce una serie di importanti informazioni. Consapevole è un derivato del termine con-sapere che non si può però esaurire in un semplice essere informati. Consapevole è la condizione in cui il pensiero si fa interiore, profondo e perfettamente armonizzato col resto della persona. (cfr. http://unaparolaalgiorno.it/significato/C/consapevolezza)
Prendere con consapevolezza una decisione significa, pertanto, scegliere qualcosa che è intimamente connesso con noi, che ha un senso per la nostra vita. (proprio uguale a camminare sui carboni ardenti, eh!)
Quando le cose che facciamo non sono intimamente connesse con noi e con la ricerca costante del senso si riducono a grandi fatiche (come remare controcorrente) per dimostrare (a noi stessi e al mondo) che ci circonda il nostro potere. Ritrovare il senso significa invece, riconoscere, cogliere e indirizzare (diventare cioè consapevoli) quella spinta propulsiva (le correnti e il vento che gonfia le vele) che ci permette di goderci il viaggio, anche quando è faticoso e impegnativo.
Se dovessi pertanto riscrivere lo slogan dire:
“Ricerca il senso e il significato che ha per te e sicuramente troverai il modo per farlo .”
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